2010-12-12

Trainscape #1. Notes on "The New Topographics"


Notes on "The New Topographics" exhibit in Linz (Austria)


So I went to Linz (Austria) to visit the “New Topographics” exhibit just landed in Europe (on the 10 of November). Under a heavy snow in a pastel colored town I could not resist to recall a memory from “The Man Without Qualities” by Robert Musil where Ulrich’s cousin, Diotima, caught in a romantic afflatus points to a tree over a peak and raves something like “oh little tree who planted thee there” … “The Imperial Agronomist” is Urlich’s dreary answer (Forgive me for the large aproximation due to the circa 25 years separating me from the reading).
Just to start I cannot praise more the LandesMuseum for the bold initiative, the popular price (the lowest I’ve seen in several years) and wish them a good success even if, as you may recall from the previous post the outcome is not totally guaranteed.
Unfortunately due to my total lack of comprehension of the German language, the only available option in the exhibit, I could not read the rather long intro. I have no idea, neither I've found the option, if what I’ve seen is exactly as it was and what may have changed either in number either in quality of the prints. A man altered exhibit ? It’s reasonable to think that in so many years some prints have been replaced or sold or whatever. Given that the value of the exhibit is mainly historical I think that a couple of notes about the criteria of conservation and composition where due (in English too as an integral part of the exhibit instead of those, dusty museum like, display cabinets).
The media form of the exhibit allows for differences in size and in sequence otherwise conformed in the rigid book format. That sheds a slightly different light on each separate work. Joe Deal’s wide views acquire readability in the subtle composition and careful positioning of the elements in the landscape, remembered me that Paul Klee affirmed that “trees are the actors of the landscape” where I would add: pylons of various use.
Shott’s route 66 Motels series displays the photographer’s intentions. In actual landscape photography I think that compulsion is a required conceptual gadget.
Instead I’ve found that Robert Adam’s work is better rendered in the book (think that it is his ideal media), at first his pictures are a bit disappointing. I was expecting a larger size and a better readability to fully appreciate his Ansel Adamesque well tempered b&w, but at a closer look, and after a change in glasses, the glorious distribution of silver was there in its, rather small, beauty.
An then there is the clear feeling of the times being and passed, something that makes the exhibit look as the Velociraptor of photography, partly bird partly dinosaur. Partly in the “Epater le bourgeois” side, partly looking for a wage in the photographic industry, albeit as “Artists” ending up in choosing to lock up themselves in the less than ideal, for the circulation of ideas, world of the art collectors. Internet is a pivotal point in this regard as I have already written.
To be continued ...

Trainscapes


About the pictures: I started with the idea of trainscapes in recent times. Mainly its a collection of spare views taken from the running train along the connection between Tirano (Valtellina) and Milan. In the last year, having had enough of the heavy congestion the road taking there was suffering with times of 3 to 4 hours for just 152km (roughly a hundred miles), I decided to start using the train again as I was used to in my youth. Out of the train wind shield the landscape unfolds as a continuum with spots coming to memory and difference in what I’m seeing and what I remember. This makes an intense psychogeographic experience. However it cannot be considered a detour in the full sense. The starting and ending point is prefixed, nothing to discover there. However the experience of taking frames and view of a continuum, albeit finite, has strict connections with our every day partiality.


Italiano / Italian

Note sulla mostra  "The New Topographics"


Come da programma sono andato a Linz a vedere la mostra "New Topographics" appena sbarcata in Europa. Sotto una pesante nevicata in una città dai colori pastello non ho potuto resistere nel richiamare una memoria da "L'uomo senza qualità" di Robert Musil dove la cugina di Ulrich, Diotima, presa da un afflatto romantico indica un albero su un picco e declama "Oh alberello chi ti ha piantato lassù" ... "L'agronomo imperiale" è la grigia risposta di Ulrich (mi si perdoni l'imprecisione dovuta ai 25 anni che mi separano dalla lettura). Con quello in mente sono andato alla mostra "The New Topographics".
Per iniziare non posso che ringraziare il LandesMuseen per l'iniziativa coraggiosa, il prezzo, 6 EURO, il più basso degli ultimi anni. Auguro loro un buon successo anche se, come dal post precedente, il risultato non è del tutto garantito.

Sfortunatamente la mia totale ignoranza del Tedesco mi ha impedito di leggere la relativamente lunga introduzione. Non ho alcuna idea, e nemmeno ne ho avuto l'opportunità, che quanto ho visto corrisponda in qualche modo a come fosse in orgine (1975) e di cosa possa essere cambiato sia nel numero sia nella qualità delle stampe. E' ragionevole pensare che in così tanto tempo alcune stampe siano state cambiate o vendute o altro. Considerando che il valore della mostra è eminentemente storico credo che qualche nota in proposito alla conservazione e composizione fosse dovuta (in Inglese come parte integrante invece delle teche polverosamente museali).

La forma mediatica della mostra permette differenze in dimensione e sequenza altrimenti omologate (appiatite) dalla forma Libro. Questo getta una luce leggermente diversa su ciascun corpus fotografico separato. Le larghe visioni di Joe Deal acquistano in leggibilità nella sottile composizione e accuraro posizionamento degli elementi nel paesaggio raffigurato, mi hanno ricordato che Paul Klee ha affermato che gli alberi sono gli attori del paesaggio, cui aggiungerei i piloni di uso vario.

La serie dei Motel sulla Route 66 di Shott mostra le intenzioni del fotografo. Nel paesaggio contemporaneo la compulsione risulta essere un gadget indispensabile.

Al contrario trovo che il lavoro di Robert Adams renda meglio nel libro (penso sia il suo media ideale), sulle prime le sue immagini sono un pò deludenti. Mi aspettavo una maggiore dimensione per poter apprezzare al massimo il suo Bianco e Nero ben temperato alla Ansel Adams. Ma dopo un esame attento, ed un cambio di occhiali, la gloriosa distribuzione di argento era lì con la sua, seppur piccola, bellezza.
E poi c'è la chiara sensazione dei tempi che erano e che sono passati, qualcosa che rende la mostra simile al velociraptor della fotografia di paesaggio, in parte uccello in parte dinosauro. In parte sulla sponda dello “Epater le bourgeois” e in parte alla ricerca di una entrata dall'industria fotografica, seppur come artisti; finendo per chiudere se stessi nel meno che ideale, per la circolazione delle idee, mondo del collezionismo fotografico. L'internet svolge un ruolo di pivot a questo proposito come ho gia scritto altrove.


continua ...

Trainscapes ... il paesaggio dal  treno


In merito alle foto: Ho cominciato da poco con l'idea dei trainscapes. Primariamente si tratta di una collezione di singole viste prese dal treno in corsa sulla tratta da Tirano (Valtellina) a Milano. Nell'anno scorso, dopo averne avuto abbastanza della pesante congestione di cui soffre la strada che porta lì con tempi dalle 3 alle quattro ore per percorrere 152 chilometri ho deciso di ricominciare ad usare il treno come facevo da giovane. Fuori dal finestrino del treno il paesaggio si apre come un continuum con punti che ritornano alla memoria e differenze tra quanto vedo e quanto ricordo. Questo ne fa una intensa esperienza psicogeografica. Non può tuttavia essere considerato un detour a tutti gli effetti. Il punto di partenza e di inizio sono prefissati, nulla scoprire in ciò. Tuttavia l'esperienza del prendere frammenti e viste da un continuum, seppur finito, abbia una stretta connessione con la nostra parzialità quotidiana.

2010-12-02

Alpine Pastorals #9 -- Perfect setups. A monument celebrating Pantani






Man altered landscape ?

A few posts ago I've started what it may be, from my perspective, an embryo of a critique to the “new topographics exhibit” and the following outcomes. By the way I’m going to Linz (Austria) to have the, long awaited, chance to study the exhibit in its first appearance in Europe. The interesting thing is this happens, more or less, 35 years after the exhibit was opened to the public for the first time. But in the end the question is: Am I going to look at the same thing ? I do not think that there is an easy “yes” here. While I can understand the operation under the marketing umbrella there is now something that it is not easy to grasp that positions the exhibit either in the past either in the now. As they would have said at the time “Between nothingness and eternety”. In recent times the “Guardian” approached the exhibit with a try to a critique. I do not totally agree with the writer however the article points out some aspects that may be questioned and along the lines several issues worth discussing come out. Certainly for an European to speak of the man altered landscape sounds a bit like a tautology per se.

Paesaggio alterato dall'uomo ?

Alcuni "post" fa ho cominciato quella che, dal mio punto di vista, considero come un approccio critico alla mostra chiamata "New topographics". Incidentalmente sto partendo per Linz (Austria) per avere la possibilità, molto attesa, di studiare l'esibizione nella sua prima Europea. La cosa interessante è che ciò accade circa 35 anni dopo la prima apertura al pubblico della mostra. Alla fin fine la domanda è: Sto andando a vedere la stessa cosa ? Non credo che ci sia una facile risposta puramente affermativa. Mentre posso capire l'operazione sotto l'ombrello di marketing c'è un qualcosa che non è facile da cogliere che posizione la mostra tra il passato e l'adesso. Come avrebbero detto al tempo "Between Nothingness and Eternity" (tra il Nulla e l'Eternità). In tempi recenti il “Guardian” ha approcciato la mostra con un tentativo critico. Non sono del tutto d'accordo con lo scrivente tuttavia l'articolo ne mostra alcuni aspetti discutibili e tra le righe escono diversi argomenti di cui varebbe la pena discutere. Certo che per un Europeo parlare di Paesaggio alterato dall'uomo suona un pò, di per se, come una tautologia.